Il Colle “Angaru” è un luogo interno, posto a circa 850 m sul livello del mare, si affaccia sul versante Jonico della costa calabrese tra la città di Catanzaro e la città di Crotone in una natura colorata, silenziosa e di incontaminata bellezza, quieto e punto di incontro tra le alture della montagna e la linea dell’orizzonte marino.
Capita spesso in estate e in inverno che il paesaggio si trasformi in una nitidissima cartolina dai colori scintillanti, ma anche in primavera quando il cielo è blu come l’acqua del mare in cui in lontananza si rispecchia l’orizzonte.
Camminando da certi punti, in lontananza, si vede un immenso orizzonte, con i paesi e le opere dell’uomo distese come su una grande coltre. Bellissimo da guardare e immaginare di toccare. Un crocevia di vite, di storie, di sogni, un palcoscenico grande, sopra cui si rappresentano, da sempre le vicende e le gesta dei viventi di questa parte del mondo.
Il mare è lontano, ma non troppo, però il viaggiatore o il residente può crogiolarsi in una bellezza naturale, paesaggistica e ambientale, alla scoperta della storia di questo luogo.
Il castagneto dà il benvenuto, ritempra l’anima e il corpo, abbraccia con i suoi colori il visitatore.
Il castagno, albero sempre caro perché “albero del pane”, nel 19° secolo risorsa primaria per la sopravvivenza della gente di montagna, in grado di fornire prodotti indispensabili, legna per riscaldarsi e cibo per nutrirsi.
L’etimologia di questa sognante zona castanicola, “Angaro”, ci fa pensare al mondo feudale quando i contadini erano soggetti a vessazioni da parte dei signori feudatari, i quali operavano ogni sorta di angheria verso la povera gente.
Secondo le fonti orali, dato che dal colle passava una antica strada borbonica, i boscaioli e carbonai che scendevano dalla Sila, passando dovevano pagare il pedaggio ai proprietari.
Il nome dal tardo latino: Angarìa(m), che è dal greco Angaréia, derivato da angaros, corriere a cavallo del re di Persia, che poteva far requisizioni e imporre tasse nei paesi attraversati.
Il luogo denominato “Colla e l’angaru”, conferma appunto tali vessazioni.
Secondo altre fonti bibliografiche il colle viene denominato “Argano” (una specie di gru utilizzata per sollevare pesi). Tale nome venne usato anche dal parroco Don Pasquale Perri nella sua Memoria Storica del Comune di Sersale. Però gli abitanti di Sersale non hanno mai fatto uso di questo toponimo. Quindi né in passato né ora esiste memoria di “Argano”.
Anticamente Angaru: “ zona di vegetazione spontanea solo parzialmente utilizzata e senza insediamenti stabili rilevanti” ( G. Galasso), latifondo che insieme a Murinu, altra nota localià esterna al centro abitato di Sersale, venne concesso in enfiteusi ai coloni di Serrastretta dai Baroni Sersale il 3 Agosto 1620. In quei tempi nel luogo esisteva solo un’antica e rustica dimora dei baroni, i quali vi si fermavano nel corso di qualche visita alle loro terre, lungo il percorso da Belcastro a Sellia. Da questa zona passavano boscaioli provenienti da Cropani e le mandrie in transumanza.
Alla fine del Settecento “nel cugno della terra di Angaro”, si insediarono boscaioli provenienti dall’Alto Nicastrese, che coltivarono i terreni e vi si stabilirono definitivamente.
(A CURA DELLA PROF.SSA TERESA RICCIO)
A. Gabrielli,Il Grande Dizionario 2008,Hoelpi
P.Perri,Memoria storica del Comune di Sersale,Catanzaro 1910
T.Riccio,Il castagno nella tradizione di una Comunità Presilana:Sersale (CZ),Milano,Gruppo Editoriale L’Espresso,2009
Cfr: M.Scarpino, “SERSALE, Storia di una comunità presilana”, Sersale 2011